L’INFERMIERE SI RIFIUTA DI SOTTOPORSI AL TAMPONE E VIENE CONDANNATO.
La vicenda prende spunto da un focolaio Covid-19 scoppiato in un reparto degli Ospedali Riuniti di Ancona, dove l’Azienda Sanitaria con prontezza si è adoperata al tracciamento dei contatti per agire mediante un ordine di servizio per raccomandare agli operatori sanitari di sottoporsi al tampone naso-faringeo.
Un infermiere si rifiuta di effettuare il tampone appellandosi al diritto costituzionalmente garantito di autodeterminazione, invocando altresì richiami al decreto legislativo 81/2008 e promuove quindi azione cautelare a danno degli stessi Ospedali Riuniti di Ancona.
L’Azienda, assistita in giudizio dallo “Studio legale Silvetti & Giorgini” ha evidenziato l’estrema importanza del contact tracing e quindi del tampone molecolare, strumento fondamentale per il contrasto dell’infezione da Covid-19. Un mero test diagnostico che nulla ha a che vedere con i trattamenti sanitari, uno strumento che “non cura”, ma che è in grado di determinare la presenza dell’agente patogeno stabilendone la natura.
Ebbene il Tribunale di Ancona, sezione lavoro, ha così respinto in data 18/02/2021 il ricorso perchè palesemente infondato ed ha condannato l’infermiere ricorrente alla refusione delle spese legali.
Appare quindi oltremodo precipuo quanto emerge dalla decisione del Giudice, il quale sottolinea come il tampone “non sia per nulla un trattamento sanitario, ma un mero rilievo diagnostico, tale per cui non incide sull’integrità fisica di chi vi si sottopone, essendo tuttalpiù assimilabile ad una visita medica, pertanto non può essere invocato l’art.32 della Costituzione e la relativa riserva di legge”.
Emerge quindi con tutta evidenza l’estrema importanza del tracciamento del virus che dovrà poi essere supportato dal “gold standard diagnostico” che al momento rimane il solo tampone molecolare.
Per questi motivi, prosegue il Giudice nell’ordinanza, il datore di lavoro “può (e deve) imporre ai propri dipendenti” di sottoporsi al tampone per l’accertamento della idoneità fisica dei propri dipendenti al servizio.
Una decisione da un forte carico sociale, la quale racchiude in sé scienza e diritto, in un momento in cui tutti noi siamo chiamati a sconfiggere l’infezione da SARS-Cov2 mediante i soli strumenti che la scienza ci sta offrendo, quali i tamponi ed i primi vaccini, affinchè “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.